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SEI RACCONTI da vedere, da leggere e DA ASCOLTARE

«Le fotografie sono orme nella neve del tempo. Le orme lasciate da Roberto Donetta da Corzoneso, semenzat e fotografo ambulante, non sono soltanto documenti di una civiltà scomparsa ma anche testimonianze della modernità che all’inizio del secolo avanzava nelle valli ticinesi». Così scrive Alberto Nessi nella prefazione al volume “Foto (e) Grafie” che accompagna la mostra che si può visitare fino al 9 ottobre alla Casa Rotonda. E l’immagine dello scrittore al suo tavolo di lavoro nel mezzo di un grande giardino, è senz’altro un’immagine di modernità, scattata da Donetta in un contesto proto turistico come potevano essere le Terme di Acquarossa ad inizio Novecento. È da questo ritratto, uno dei primi di Donetta ad essere stato pubblicato nel 1987 nel volume Il Ticino e i suoi fotografi, che è scaturita l’idea di questo progetto espositivo ed editoriale.

Per riprendere la metafora di Alberto Nessi, accettando la sfida di partecipare a «Foto (e) Grafie» le scrittrici e gli scrittori coinvolti si sono incamminati su una vasta superficie nevosa costellata di orme, quasi cinquemila, lasciate un secolo fa dal fotografo bleniese. Ognuno di loro ha quindi dovuto inventarsi un proprio piccolo percorso, fatto di appena cinque o sei passi, dentro questo affascinante ed insidioso labirinto di immagini. Cercando di mantenere l’equilibrio, di tracciare una rotta sicura o, al contrario, lasciandosi andare a intuizioni spericolate, disegnando ghiribizzi sulla neve che avrebbero sorpreso lo stesso Roberto Donetta per la loro audacia o la loro irriverenza.

Il risultato di questa libera deriva – senza bussola né mappe – nel territorio ancora in gran parte inesplorato delle fotografie conservate nel nostro archivio; il bottino di questa pesca miracolosa nelle impetuose e torbide acque dei torrenti di immagini che continuano a scorrere e a rigenerarsi anche se la loro sorgente si è definitivamente estinta novant’anni fa, è ora qui da vedere, da leggere e da ascoltare. Tutto, o quasi, è nuovo di zecca: le immagini, la maggior parte delle quali sono inedite; le parole, che imboccano itinerari inattesi e molto diversi; le voci che danno corpo a personaggi, situazioni ed emozioni che appartengono tanto all’epoca di Donetta quanto alla nostra.

Il «Rubertòn» era conosciuto (e non sempre apprezzato) per la meticolosità con cui sistemava i suoi soggetti nell’inquadratura, dando ordini perentori da sotto il panno nero che gli permetteva di scrutare in anteprima quello che sarebbe stato il risultato finale del suo lavoro. Anche in questi testi la messinscena conta quanto l’osservazione attenta della realtà e le due cose insieme permettono alla parola scritta di arricchire di assonanze inattese le immagini. Roberto Donetta scriveva con la luce. Andrea Fazioli, Noëmi Lerch, Daniele Maggetti, Sara Rossi Guidicelli, Carlo Silini e Maria Rosaria Valentini scrivono con l’inchiostro. Queste due calligrafie, entrambe formate da segni neri su una superficie bianca come la neve, si sovrappongono in «Foto (e) Grafie» dando origine a uno strano alfabeto che, quasi per magia, ci rende più facilmente leggibile un passato che scopriamo così molto vicino al nostro presente.

I testi dei sei racconti, oltre che essere riprodotti – insieme alle fotografie che li hanno ispirati – nel volume che accompagna la mostra, si possono anche ascoltare sul sito di RSI Rete Due al seguente inditizzo: www.rsi.ch/fotoegrafie o tramite i codici QR riprodotti nel documento qui sotto.