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Generazioni: “Una bella famiglia come era”

41 Vintage Prints di Roberto Donetta.

Mostra fotografica a cura di Maria Rosa Bozzini, Antonio Mariotti, Anna e Bruno Monguzzi.
Presentazione del prof. Renato Martinoni.

GENERAZIONI – «Una bella famiglia come era» – 41 Vintage Prints di Roberto Donetta. Mostra fotografica a cura di Maria Rosa Bozzini, Antonio Mariotti, Anna e Bruno Monguzzi. Corzoneso, Archivio Donetta, Casa Rotonda, dal 14 marzo al 30 maggio 2010.

Inaugurazione: domenica 14 marzo 2010 alle ore 16.00.

Presentazione del prof. Renato Martinoni.
Apertura: dal 14 marzo al 30 maggio (sabato, domenica e giorni festivi dalle ore 14 alle 17).

S’inaugura domenica 14 marzo alle ore 16 alla Casa Rotonda di Casserio (frazione di Corzoneso) la prima mostra del cartellone 2010 dell’Archivio Donetta. Dopo l’esposizione dello scorso anno dedicata alla figura femminile, il programma sarà aperto da una nuova mostra tematica che presenta 41 Vintage Prints, scelte tra le oltre 600 stampe originali realizzate dallo stesso fotografo e conservate a Casserio insieme alle 5000 lastre negative impressionate da Roberto Donetta (1865-1932).

Il filo conduttore del racconto per immagini è questa volta l’idea di famiglia, intesa come nucleo fondamentale della società di allora e come luogo (fisico e affettivo) dove le diverse generazioni convivono mettendo a confronto le loro diverse esperienze. Sul modello della pittura ottocentesca di stampo popolare, Donetta ha scattato molte fotografie che possono essere genericamente catalogate come «gruppi di famiglia», ma tre le stampe originali giunte fino a noi, la quantità e la qualità di questo tipo di immagini permette di allestire un’esposizione solo ampliando leggermente il campo d’indagine. Si parte così dalle pochissime Vintage Prints rimaste della famiglia di Roberto Donetta per poi esplorare due filoni che documentano altrettante tappe di ogni vicenda famigliare dell’epoca (i bambini e il matrimonio) e giungere infine ai gruppi dove sono presenti due o più generazioni della stessa stirpe. Immagini, queste ultime, che mettono in evidenza la precisione di Donetta a livello compositivo e i diversi atteggiamenti nei confronti della fotografia che caratterizzavano le diverse fasce d’età e i diversi strati sociali della popolazione.

L’idea, il tema
Dopo l’esposizione dello scorso anno dedicata alla figura femminile, il programma 2010 sarà aperto da una nuova mostra tematica che presenta 41 Vintage Prints, scelte tra le oltre 600 stampe originali realizzate dallo stesso fotografo e conservate a Casserio insieme alle 5000 lastre negative impressionate da Roberto Donetta (1865-1932).

Il filo conduttore del racconto per immagini è questa volta l’idea di famiglia, intesa come nucleo fondamentale della società di allora e come luogo (fisico e affettivo) dove le diverse generazioni convivono mettendo a confronto le loro diverse esperienze.

Sul modello della pittura ottocentesca di stampo popolare, Donetta ha scattato molte fotografie che possono essere genericamente catalogate come «gruppi di famiglia», ma tra le stampe originali giunte fino a noi, la quantità e la qualità di questo tipo di immagini permette di allestire un’esposizione solo ampliando leggermente il campo d’indagine.

Si parte così dalle pochissime Vintage Prints rimaste della famiglia di Roberto Donetta per poi esplorare due filoni che documentano altrettante tappe di ogni vicenda famigliare dell’epoca (i bambini e il matrimonio) e giungere infine ai gruppi dove sono presenti due o più generazioni della stessa stirpe. Immagini, queste ultime, che mettono in evidenza la precisione di Donetta a livello compositivo e i diversi atteggiamenti nei confronti della fotografia che caratterizzavano le diverse fasce d’età e i diversi strati sociali della popolazione.

Le fotografie – Presentazione di Antonio Mariotti
«Non puoi negare che tu sia l’unica causa per cui d’una bella famiglia come era la nostra non rimane, te l’ho già detto, che un triste ricordo». Questa frase, tratta da una lettera alla moglie Teodolinda datata 29 ottobre 1914, ci fa penetrare per un momento nel cupo capitolo delle vicende famigliari di Roberto Donetta. Un aspetto della sua esistenza nel quale – come ha scritto Sandro Bianconi – «appaiono evidenti alcuni tratti della personalità di Donetta: lo spropositato egocentrismo, la testardaggine del montanaro, l’incapacità di mettersi in discussione, la negazione di ogni responsabilità nel fallimento familiare, il vittimismo». È però innegabile che proprio la totale e definitiva dissoluzione della famiglia Donetta contribuì in maniera determinante, dopo la morte solitaria del fotografo, a salvaguardare il suo archivio che, tra le mani dei discendenti, sarebbe molto probabilmente andato disperso se non addirittura distrutto. Oggi, le disavventure esistenziali di Roberto Donetta fanno quindi la fortuna dei suoi estimatori che possono godere, in pratica, dell’integralità della sua opera.

Nell’effettuare la scelta delle immagini per questa seconda mostra tematica dedicata alle Vintage Prints di Donetta, ci è subito parso chiaro che il filo conduttore del racconto dovesse essere l’idea di famiglia, intesa come nucleo fondamentale della società di allora e come luogo (fisico e affettivo) dove le diverse generazioni convivono mettendo a confronto le loro diverse esperienze. Sul modello della pittura ottocentesca di stampo popolare, Donetta ha scattato molte fotografie che possono essere genericamente catalogate come «gruppi di famiglia», ma tre le 600 stampe originali giunte fino a noi, la quantità e la qualità di questo tipo di immagini permette di allestire un’esposizione solo ampliando leggermente il campo d’indagine. Siamo così partiti dalle pochissime Vintage Prints rimaste della Famiglia Donetta per poi esplorare due filoni che documentano altrettante tappe di ogni vicenda famigliare dell’epoca (i bambini e il matrimonio) e giungere infine ai gruppi dove sono presenti due o più generazioni della stessa stirpe.

LA FAMIGLIA DONETTA (foto 1-4) – L’immagine che apre la mostra è l’unica stampa originale che rimane della famiglia Donetta almeno parzialmente riunita, tanto da lasciar supporre che il fotografo la tenesse appesa ai muri della sua dimora fino alla morte. Databile attorno agli ultimi anni del XIX secolo, essa ci presenta uno schema compositivo classico, che Donetta utilizza regolarmente: i genitori al centro, tra loro c’è il figlio più piccolo, dietro di loro la/il primogenita/o e disposti sui lati gli altri figli. A colpire particolarmente in questo scatto è l’assoluta assenza di felicità, la tristezza che avvolge tutto e tutti, tanto che persino il muro a secco che fa da sfondo appare freddo, ostile, «aguzzo». I segni della discordia che cova sotto la patina di «cenere» rappresentata dai vestiti del dì di festa sono palesi: Teodolinda, che stringe in mano un biglietto o una lettera, evita di volgere lo sguardo verso il marito e tantomeno verso l’apparecchio; gli altri – fotografo compreso – sembrano partecipare passivamente a un rito già vissuto decine di volte, ben consci del fatto che fingere la felicità su una foto non migliora certo le cose nella vita reale. Le foto n. 2 e n. 4 rientrano nel filone più creativo dell’opera di Donetta che sottintende un importante lavoro di post-produzione, come l’uso di mascherini fantasiosi in fase di stampa per la realizzazione di ritratti (in questo caso la stella a sei punte che incornicia il viso dell’ultimogenito Saul), o l’allestimento di vere e proprie messe in scena al momento dello scatto per la creazione di originali biglietti augurali (in questo caso è la figlia Giuseppina a posare all’aperto davanti a un fondale improvvisato, con indosso lo stesso vestito della foto n. 1 e con in mano un cartello con la scritta «Auguri»). L’ultima foto di questa breve serie è invece intrisa di crudo realismo e si inserisce nel filone «La famiglia Donetta al lavoro» che conta non pochi scatti.

BAMBINI (foto 5-12) – Pur essendo soggetti molto difficili da far posare, Donetta li fotografa spesso, soprattutto in occasione di Prime Comunioni o altre ricorrenze religiose. Questa breve serie si apre proprio con l’immagine di quattro maschietti e tre ragazzine in posa sulla porta della chiesa (5). Le ragazze, con i loro abitini bianchi e i veli che nascondono loro i capelli si prefigurano come piccole spose, simili a quelle che ritroveremo nelle foto di matrimoni. Oltre a due doppie esposizioni sulla stessa lastra – stratagemma spesso usato dai fotografi più «poveri» per risparmiare – (foto n. 6 e 10), da notare anche due soggetti poco usuali come la «scuola all’aperto» (7) e il gruppo di sei bambini di diverse età ritratto in un interno borghese attorno all’albero di Natale con il presepe (11). Appare invece davvero senza fondo la tristezza che si sprigiona dagli occhi dei due bimbi che mostrano (con ben scarso orgoglio) i giocattoli appena ricevuti in dono (foto n. 8).

MATRIMONI (foto 13-21) – Questa sezione si apre con la fotografia di una giovane coppia (fidanzata? già sposata?) che affascina sia per l’atteggiamento disinvolto sia per lo sfondo, al tempo stesso romantico e simbolico, della cascata. Pure molto disinvolte, e talmente espressive da «rubare la scena» agli sposi, le due giovani donne sedute che occupano il primo piano della foto n. 14. Un «furto» d’attenzione nei confronti dei supposti protagonisti della scena che si ripete anche nella foto n. 21, dove la coppia con bambino sulla destra risulta ben più interessante degli sposi. Non mancano due mini-reportage di un paio di scatti ciascuno (ritratto di coppia e foto di gruppo): nel primo (foto n. 15 e 16) colpisce l’originale vestito della sposa, con una «stola» tenuta insieme da una fascia sul petto, nel secondo (17 e 18) spicca il perfetto arrangiamento a piramide del gruppo con gli sposi alla base, ciò che valorizza il contrasto tra le diverse generazioni, i diversi tipi d’abbigliamento e i diversi atteggiamenti nei confronti della fotografia. Notevole anche l’arrangiamento della foto n. 19, quella di un matrimonio ricco, con l’inquadratura delimitata ai lati dalle finestre di uno stabile, forse il ristorante dove si sta preparando il banchetto, e in basso da una staccionata che conferisce alla scena un aspetto teatrale.

GRUPPI DI FAMIGLIA (foto 22-41) – Nella seconda parte della mostra possiamo scoprire le diverse strategie messe in atto dal fotografo, a seconda delle situazioni e del numero di persone da ritrarre. Le foto n. 26 e 27 ci propongono, ad esempio, due ritratti della stessa famiglia a diversi anni di distanza, con i figli che nel frattempo sono cresciuti ed aumentati di numero e i genitori – soprattutto la madre – che sono invecchiati. Molto interessante anche la foto n. 28 con la casa sullo sfondo che (solo metaforicamente o anche nella realtà?) occupa il centro dell’immagine e, quindi, dell’esistenza della famiglia in questione. Indimenticabile la figura del patriarca che domina la foto n. 29, il cui elegante fondale è stato molto probabilmente procurato dalla stessa famiglia. La foto n. 30 rappresenta l’esempio più rigoroso dello schema compositivo geometrico utilizzato da Donetta che in questo caso pare aver sistemato i suoi personaggi ad uno ad uno dopo aver preso le misure. Un composto ritratto borghese che contrasta in tutto e per tutto con quello ben più scanzonato della famiglia contandina (31) che pare colta sul vivo, in piena spontaneità. Una caratteristica ben presente anche nella foto n. 37, uno dei rari interni ripreso con abilità attraverso la porta o la finestra di una casa modesta inondata di luce. Le foto n. 32 e n. 39 mettono in particolare evidenza quel «gioco di mani» che è un altro elemento ricorrente dei ritratti di gruppo donettiani, un legame fisico voluto dal fotografo per mettere l’accento sulla solidarietà tra le persone. Nella foto n. 33 incuriosisce la presenza di due uomini con indosso i costumi delle milizie napoleoniche bleniesi. La foto n. 34 colpisce per la sapienza della composizione, grazie soprattutto all’intelligente uso dell’albero come «tribuna» dove sistemare alcuni personaggi. Infine, le due ultime immagini della mostra, pur se di non facile lettura, ci propongono una sorta di dissolvenza verso la luce, con il fotografo che ci saluta… con ultimo coup de chapeau.